La storia narra che il Re e la sua consorte Maria Amalia di Sassonia, in visita presso la Villa del Duca d’Elboeuf, fossero rimasti così favorevolmente impressionati dall’amenità del luogo, che decisero di farvi costruire, di lì a poco, un palazzo che potesse ospitarli come dimora ufficiale.
Il via ai lavori fu dato nel 1738 con un progetto architettonico commissionato ad Antonio Canevari assieme ad altri architetti di fama dell’epoca. Tra gli altri artisti che lavorarono per il monumento architettonico in analisi, vanno ricordati il Pittore Giuseppe Bonito, che decorò le sale, e lo scultore Joseph Canart che, operando con marmi di Carrara, allestì le opere scultoree del Parco antistante.
Una serie di dimore nobiliari preesistenti (ed espropriate) funsero da base per la realizzazione del complesso. Ciò comportò, fra l’altro, anche una serie di opere di scavo che permisero il ritrovamento di numerose opere d’arte di valore archeologico, tra cui un vero e proprio tempio con 24 colonne di marmo. Tali reperti furono temporaneamente sistemate in un museo allestito per l’occasione, il Museo di Portici, annesso alla Accademia Ercolanese, luogo di deposito dei reperti provenienti dagli Scavi Archeologici di Ercolano.
La realizzazione del nuovo edificio stimolò la costruzione di numerose altre dimore storiche nelle vicinanze (le Ville Vesuviane del Miglio d’Oro), nate col fine di ospitare chi non poteva sistemarsi pienamente nella nuova struttura.
Nel 1799, con la rivoluzione napoletana, la Corte Reale emigrò a Palermo portando con sé sessanta casse piene di numerosi capolavori. In occasione della nuova fuga, avvenuta nel 1806, portò via altri undici bauli di antichità. In questi anni Giuseppe Bonaparte ordinò il trasporto delle antichità rimaste a Portici a Napoli. Solo nel 1818, in occasione del rientro nel centro partenopeo dei Borboni, le casse conservate a Palermo ritornarono nell’attuale Capoluogo campano.
Fu Gioacchino Murat ad arredare ex novo la Reggia con mobilio francese e con gusto improntato ad un notevole lusso mentre, sotto Ferdinando II di Borbone, il Palazzo acquistò un collegamento ferrato con l’allora Capitale del Regno (con la Ferrovia Napoli-Portici) ed ospitò anche il pontefice Pio IX, per divenire progressivamente un sito sempre meno frequentato col passare dei decenni.