Palazzo-Reale-di-Napoli

Uno dei simboli più importanti della splendida Partenope

Il Palazzo Reale di Napoli è una delle quattro residenze (insieme alla Reggia di Capodimonte, di Caserta e di Portici) usate dalla Casa dei Borbone durante il Regno delle Due Sicilie.

Di dimensioni notevoli, il maestoso edificio si affaccia sull’area monumentale di Piazza del Plebiscito. Nel corso della sua secolare storia divenne la residenza dei viceré spagnoli, poi di quelli austriaci e, in seguito, dei sovrani borbonici. Dopo l’Unità d’Italia fu nominata residenza locale dei Savoia.

Costruito nel Seicento da Domenico Fontana su commissione dell’allora Vicerè Fernando Ruiz de Castro, VI Conte di Lemos, avrebbe dovuto ospitare il Re Filippo III di Spagna, atteso qui con la sua consorte per una visita ufficiale che, tuttavia, non avvenne mai. L’imponenza della struttura architettonica in questione deriva dalla volontà d’imporre la città dell’Italia meridionale al livello, se non al di sopra, delle altre capitali del continente.

Il Palazzo fu costruito nello stesso luogo in cui insisteva un’altra sede reale voluta cinquant’anni prima dal Viceré Don Pedro de Toledo. I lavori per la sua costruzione andarono a rilento fino al 1610, quando salì al potere Pedro Fernández de Castro, figlio di Fernando Ruiz e VII conte di Lemos. Nel 1616 erano completate la facciata principale, su largo di Palazzo, ed il cortile. Intorno al 1620 furono terminati anche alcuni ambienti interni, affrescati da Battistello Caracciolo, Giovanni Balducci e Belisario Corenzio, nonché la Cappella Reale dell’Assunta, nella quale lavorò ventiquattro anni dopo Antonio Picchiatti eseguendo alcuni elementi decorativi. Durante il periodo compreso fra il 1806 ed il 1815 fu arricchito da Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte con decorazioni e arredamenti neoclassici provenienti dalle Tuileries.

Nel 1888, per volere di Umberto I, le nicchie esterne furono occupate da gigantesche statue: Ruggero il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d’Angiò, Alfonso I d’Aragona, Carlo V d’Asburgo, Carlo III di Borbone, Gioacchino Murat e Vittorio Emanuele II di Savoia.

Nel 1922 si decise di trasferirvi la Biblioteca Nazionale fino ad allora nel Palazzo del Museo. I bombardamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale e le successive occupazioni militari causarono gravissimi danni che resero necessario un profondo restauro condotto dalla Soprintendenza ai Monumenti.

La sua bellezza lo rende, attualmente, uno dei simboli della città e una meta irrinunciabile per i tanti turisti che amano il nostro magnifico centro

Villa Signorini è il punto di partenza ideale per chi desidera scoprire le perle del territorio napoletano e, più in generale, campano

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