Il suo nome deriva dalla presenza, in un lontano passato, di fonti d’acqua. Il Sito, in particolare, raccoglie i resti di circa 40.000 persone vittime della grande peste del 1656, della tragica epidemia di colera del 1836 oltre che di tutti coloro che, per motivi economici, non avevano la possibilità di accedere ad una vera e propria sepoltura. Le ossa anonime, accatastate nelle caverne lontano dal suolo consacrato, sono diventate, per la gente della città, degli spiriti abbandonati, un ponte tra l’aldilà e la terra, un mezzo di comunicazione tra il mondo dei morti e quello dei vivi.
L’antico ossario si sviluppa per circa 3.000 metri quadrati mentre le dimensioni della cavità sono stimate attorno ai 30.000 metri cubi. Si trova, per la precisione, all’estremità occidentale del Vallone Naturale della Sanità, uno dei rioni del Centro Campano più ricchi di storia e tradizione, appena fuori dalla città greco-romana, nella zona scelta per la Necropoli Pagana.
Il Cimitero è scavato nella roccia tufacea gialla della collina di Materdei. È formato da tre grandi gallerie a sezione trapezoidale che, per la loro maestosa grandezza, sono chiamate Navate. Ognuna di queste, contraddistinta con uno specifico nome, ha, ai propri lati, delle corsie dove sono ammucchiati teschi, tibie e femori. Si accede a questa zona attraverso la piccola Chiesa di Maria Santissima del Carmine.