La Chiesa dei Santi Apostoli è un edificio monumentale di Napoli ubicato nell’omonimo largo, lungo l’antico Decumano Superiore del centro antico della città
Seppur con una facciata “povera”, grazie alla ricca decorazione pittorica interna essa risulta essere tra le maggiori espressioni barocche del centro partenopeo, conservando uno dei massimi cicli di affreschi di Giovanni Lanfranco, con le Storie dei Santi Apostoli (1638-1646) e l’unica opera conservata nel capoluogo campano di Francesco Borromini, l’Altare Filomarino (1638-1647).
La struttura fu fondata, secondo la tradizione, nel 468 dal Vescovo Sotero sulle rovine, probabilmente, di un tempio romano preesistente dedicato a Mercurio.
Le prime notizie certe relative al complesso sacro si hanno, tuttavia, soltanto a partire dal 1530, anno in cui la gestione era in affidamento al Marchese di Vico Colantonio Caracciolo, per poi passare negli anni successivi ai Padri Teatini che si incaricarono dell’opera di ristrutturazione nell’anno 1581. Già nel 1590 fu quindi edificato il Monastero dall’architetto e confratello Francesco Grimaldi.
Subito dopo la conclusione dei lavori, seguirono ulteriori opere di rifacimento, iniziate intorno al 1611 e terminate nel 1623, ed il cui progetto fu affidato al Grimaldi. Alla morte di quest’ultimo, avvenuta nell’agosto 1613, il cantiere fu seguito dall’architetto Giovan Giacomo Di Conforto che modificò l’impianto planimetrico del palazzo originario aumentandone le cappelle e accorciandone il coro.
Nel 1638 l’attività di ristrutturazione passarono a Bartolomeo Picchiatti che edificò il campanile e, nel 1647, fu inaugurata la Cappella Filomarino, con il maestoso Altare Francesco Borromini, già iniziato dieci anni prima a Roma.
Il terremoto del 1688 diroccò parte del monastero e, nel 1758, fu innalzato un nuovo braccio. Con la soppressione dell’ordine dei Teatini per opera di Gioacchino Murat, avvenuta nel 1809, il convento fu adibito a caserma sino al 1821, quando Ferdinando IV di Borbone propose ai Gesuiti l’affidamento del tempio. Ciò non avvenne, comunque, per il rifiuto posto dall’ordine religioso. Fu così che i Teatini poterono riottenere la loro chiesa, che pochi anni dopo fu affidata all’amministrazione di Santa Maria Vertecoeli.
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