San Pietro ad Aram

San Pietro ad Aram è uno dei numerosi edifici sacri monumentali di Partenope

Il complesso religioso (che si erge nel Centro Storico e che, fino all’Ottocento, era affiancato da un magnifico chiostro, ndr) è fra i più noti dell’area dato che, secondo la tradizione, custodirebbe l’Ara Petri, ovvero l’altare su cui pregò San Pietro durante la sua venuta a Napoli. Sarebbe, tra l’altro, anche il luogo dove il discepolo avrebbe battezzato Santa Candida e Sant’Aspreno, i primi napoletani convertiti (come narra anche l’affresco nel vestibolo recentemente attribuito a Girolamo da Salerno, ndr).

Una Basilica, dunque, dalla storia antichissima. Papa Clemente VII le concesse, proprio per il suo immenso valore storico, il privilegio di poter celebrare il Giubileo un anno dopo quello di Roma, in modo da evitare un eccessivo affollamento nella capitale pontificia ed un viaggio che, al tempo, era particolarmente difficoltoso e faticoso per il popolo napoletano. I post-giubilei, più nello specifico, furono celebrati nel 1526, nel 1551 ed infine nel 1576. Papa Clemente VIII abolì, tuttavia, questo privilegio alla città nel XVII secolo. L’attuale ristrutturazione è del XVII secolo (compiuta negli anni fra il 1650 e il 1690), su precedente disegno di Pietro De Marino e Giovanni Mozzetta.

Alla fine dell’Ottocento, coi lavori del cosiddetto Risanamento, i capitelli del distrutto chiostro (di epoca aragonese) furono trasferiti nel Sacello di Sant’Aspreno in Piazza Borsa.

La facciata della struttura è in un sobrio Stile Neoclassico. La parte inferiore è tripartita in fasce verticali da quattro lesene scanalate corinzie. Nella fascia centrale si trova il portale, inserito all’interno di una strombatura poco profonda con arco a tutto sesto sorretto da due colonne tuscaniche. In ciascuna delle due zone laterali, nello specifico, si trova un’apertura ad arco. L’area superiore, separata da quella sottostante tramite un cornicione decorato con bassorilievi, è divisa in due livelli: quello più basso presenta due finestre ottagonali con al centro un frontone semicircolare con oculo; quello in alto, invece, un finestrone sormontato da un frontone triangolare.

Il portale dell’ingresso secondario (del XVI secolo) è in pietra scolpita a motivi di girali vegetali e proviene dal Conservatorio dell’Arte della Lana, in Vico Miroballo, demolito per i lavori voluti per la ristrutturazione della città.

L’interno è a navata unica ed a croce latina. Nel vestibolo vi è l’altare in marmo con iscrizione angioina e colonnine sveve, sormontato dal baldacchino di Giovan Battista Nauclerio.

Di grande bellezza sono il rilievo con la Madonna delle Grazie di Giovanni da Nola, la Tela con il Giubileo di Wenzel Cobergher (1594), il San Raffaele di Giacinto Diano, il Battesimo di Cristo di Massimo Stanzione, la Madonna con San Felice da Cantalice di Andrea Vaccaro.

Nel presbiterio, inoltre, sono collocate due tele giovanili di Luca Giordano: San Pietro e San Paolo si abbracciano prima di andare al martirio e La consegna delle chiavi. Il coro ligneo, del 1661, è di Giovan Domenico Vinaccia. Nelle rimanenti cappelle, tra gli altri, è possibile ammirare dei dipinti di Sarnelli, Pacecco De Rosa, Giacinto Diano, Cesare Fracanzano e Nicola Vaccaro.

Dal transetto sinistro si scende nella cripta che, in seguito ai restauri del 1930, si rivelò essere una chiesa paleocristiana. Questa presenta tre navate, articolate con colonne monolitiche in marmo, dove sono state scoperte anche delle catacombe. In queste ultime è presente un culto delle anime del purgatorio simile a quello praticato nel Cimitero delle Fontanelle.

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