Corso Vittorio Emanuele (già Corso Maria Teresa) è una delle arterie più affascinanti della città di Napoli
La sua realizzazione, verso la metà del XIX secolo, si deve alla volontà di Ferdinando II che, alla fine del 1852, commissionò il progetto ad un gruppo di cinque architetti ed urbanisti (Errico Alvino, Francesco Saponieri, Luigi Cangiano, Antonio Francesconi e Francesco Gavaudan) con l’intento di poter avere un asse viario che mettesse in diretto collegamento due parti della città poste agli antipodi e, soprattutto, l’area bassa col quartiere del Vomero.
La strada fu scissa in tre tronconi: il primo andava da Piedigrotta al convento di Suor Orsola Benincasa, il secondo da qui fino all’Infrascata (dal 1869 chiamata via Salvator Rosa) e, infine, il terzo, mai realizzato, sarebbe proseguito verso Capodimonte per poi terminare in Piazza Ottocalli.
Il nuovo asse viario, che fu chiamato Corso Maria Teresa in onore della Regina, fu tracciato il 6 aprile 1853 e inaugurato dalla Famiglia Reale, da molti ministri e dagli stessi architetti il successivo 28 Maggio. I lavori, tuttavia, furono eseguiti in fretta e furia: i sei ponti che superavano i dislivelli, per esempio, furono fatti in legno. Entro il 1860, comunque, fu completata la prima fase.
Nel 1860, dopo la conquista di Garibaldi, la strada fu intitolata al primo Re d’Italia. I lavori per completare il secondo troncone della strada partirono, in ogni caso, soltanto dopo il 1873. La nuova configurazione di questo tratto fu elaborata, infatti, da quattro dei cinque architetti originari: a Saponieri, che intanto era morto, subentrò Pasquale Francesconi, fratello di Antonio.
A termine del corso fu aperta un’Arena, inizialmente intitolata anch’essa a Salvator Rosa, al cui centro fu inaugurata (il 24 novembre 1910 in occasione dei festeggiamenti per il cinquantenario del plebiscito di annessione) la statua di Paolo Emilio Imbriani. Un’opera colpita da Tito Angelini nel 1877. La piazza in analisi, successivamente, fu intitolata a Giuseppe Mazzini.
Corso Vittorio Emanuele lambisce la collina del Vomero con un andamento sinuoso e panoramico. Non si trovano, tranne in qualche zona edifici costruiti sul lato del mare, ma solo sul lato del monte. Questo perché si è voluto, fin dalla fase embrionale, preservare il panoramico paesaggio.
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