La più grande Basilica Gotica di Napoli
Santa Chiara, fra i principali Edifici Religiosi presenti nel Centro Campano, comprende in sé un Monastero, quattro Chiostri Monumentali, gli Scavi Archeologici dell’area circostante e diverse altre sale nelle quali è ospitato l’omonimo Museo dell’Opera, il quale include anche il Coro delle Monache (con resti di affreschi del grande Giotto) un grande Refettorio e la Sacrestia.
Fu chiamato all’edificazione della Chiesa (fortemente voluta da Roberto d’Angiò e sua moglie Sancia di Maiorca) l’Architetto Gagliardo Primario che avviò i lavori nel 1310, per poi terminarli nel 1328, ed aprendo al culto definitivamente nel 1330. La consacrazione a Santa Chiara avverrà, tuttavia, solo nel 1340. La Struttura, costruita in Forme Gotiche Provenzali, assurse ben presto a una delle più importanti della Città. Al suo interno lavorarono, infatti, alcuni dei più importanti artisti dell’epoca, come Tino di Camaino e Giotto. Qui, il 14 agosto 1571, vennero solennemente consegnate a Don Giovanni d’Austria il Vessillo Pontificio di Papa Pio V ed il bastone del comando della coalizione cristiana prima della partenza della flotta della Lega Santa per la battaglia di Lepanto contro i Turchi Ottomani. Tra il 1742 e il 1796 la Costruzione Sacra venne ampiamente ristrutturata in Forme Barocche da Domenico Antonio Vaccaro e Gaetano Buonocore. Gli interni furono abbelliti con opere di Francesco de Mura, Sebastiano Conca e Giuseppe Bonito. Ferdinando Fuga eseguì il pavimento decorato.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, un bombardamento degli Alleati (4 agosto 1943, ndr) provocò un incendio durato quasi due giorni che distrusse in parte alcuni interni. Andarono persi, così, tutti gli affreschi eseguiti nel XVIII secolo e gran parte di quelli giotteschi di cui si sono salvati solo pochi frammenti. Nell’Ottobre 1944 Padre Gaudenzio Dell’Aja fu nominato Rappresentante dell’Ordine dei Frati Minori per i lavori di ricostruzione della Basilica. La discussa attività di restauro si concentrò sul modello medievale rimasto intatto ai bombardamenti riportando l’opera d’arte in analisi all’aspetto originario trecentesco omettendo, in questo modo, il suo periodo settecentesco.
Una menzione particolare merita la Chiesa delle Clarisse il cui ingresso autonomo su Piazza del Gesù Nuovo è avvenuto solo dopo i restauri del secondo dopoguerra. In origine essa faceva parte del Monastero ed era destinata all’Ordine dei Frati Minori.
Per quanto riguarda l’aspetto esteriore, Santa Chiara sorge con l’ingresso costituito da un grande portale del XIV secolo, con arco ribassato e lunetta priva di decorazioni, sormontata da un’unghia aggettante di lastre di piperno. Il sagrato antistante è recintato da un alto muro. La facciata presenta una struttura a capanna ed è preceduta da un pronao a tre arcate ogivali, di cui quella centrale inquadra il portale di marmi rossi e gialli con lo Stemma di Sancha. Bellissima la Torre Campanaria trecentesca che, per varie vicissitudini, fu completata solo nel 1604. L’interno è formato da un’unica navata rettangolare, disadorna e senza transetti, con dieci cappelle per lato sormontate da una tribuna continua e da bifore, sulla perete di sinistra, e trifore, in quella di destra. Sulla controfacciata si trova al lato sinistro il Sepolcro di Agnese e Clemenza di Durazzo, di ignoto autore di inizi Quattrocento, mentre, sul lato destro, quel che resta del Sepolcro di Antonio Penna, sulla cui parete è presente il frammento di un affresco della Trinità sormontato da una Madonna col Bambino adorata da Antonio e Onofrio Penna ed il coevo Sepolcro.
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