L’antica denominazione della città era quella di Turris Octava, riferita, probabilmente, ad una torre eretta da Federico II di Svevia. Secondo un’altra ipotesi, il nome deriverebbe da una villa appartenente ad Ottaviano Augusto. La prima attestazione del toponimo risale invece al XIV Secolo e si ritrova in un diploma dell’anno 1324 di Carlo, Duca di Calabria.
In epoca romana, come testimoniano numerosi reperti archeologici, il centro era un sobborgo residenziale di Ercolano. Qui erano sorte numerose Ville. Proprio come accadde con i borghi vicini, la devastante eruzione del 79 sconvolse anche questi luoghi, fino a rimodellarne l’intero suolo e respingere il mare per oltre 500 metri.
I Saraceni si insediarono nel territorio nell’880, con il permesso del Vescovo di Napoli Atanasio, dal quale furono successivamente trasferiti ad Agropoli due anni dopo. La città, in seguito, fu presa dagli Svevi e, a partire dal Quattrocento, subì le vicende del Regno di Napoli, divenendo parte del Demanio Reale. Il Re Alfonso I ne cedette, poi, il possesso alla Famiglia Carafa, senza diritti feudali.
Nel 1631 un’eruzione di proporzioni ingenti distrusse tutto il versante a mare del Vesuvio: Torre venne invasa da torrenti fangosi e da grandissimi flussi lavici, dei quali uno in particolare generò le Scogliere della Scala.
Il 18 maggio 1699 la città riacquistò il diritto di possesso del suo territorio con un atto di compravendita dall’ultimo dei proprietari, il Marchese di Monforte, per 106.000 Ducati e, dopo questa data, si ebbe una fioritura del commercio marittimo, mentre la flottiglia peschereccia dell’epoca contava 214 imbarcazioni, dedite alla raccolta delle spugne e delle conchiglie. In quest’epoca si cominciò la lavorazione del corallo, motivo per cui il centro è ora conosciuto in tutto il mondo.
Tra il XVII e il XVIII secolo, in epoca borbonica, vi furono edificate diverse Dimore dell’area vesuviana: le Ville del Miglio d’oro, che conservano splendidi esempi di architettura settecentesca.
Nel 1707, il Comune fu travolto dalla caduta abbondante di piroclasti con danni alle coltivazioni e centinaia di feriti. L’eruzione del Vesuvio del 1794 seppellì il centro storico sotto uno spessore lavico di circa 10 metri. Numerose altre eruzioni avevano provocato nei secoli ingenti danni alla città: e, infatti sullo stemma municipale, che comprende una torre, è riportato il motto della fenice: Post fata resurgo.
Torre, sotto la dominazione di Giuseppe Bonaparte, di trasformò in un Municipio. Con Murat diventò, insieme alla vicina Portici, la terza città del Regno, dopo Napoli e Foggia, con 18.000 abitanti, malgrado le ripetute eruzioni vulcaniche che, anche nel XIX secolo, avvenivano quasi ogni due anni.
L’area di maggior interesse archeologico, risalente al I secolo d.C., è la Contrada Sora. Qui vi è un complesso termale, ora praticamente sulla spiaggia torrese.